Cookie Consent by Free Privacy Policy website Inaugura sabato 3 febbraio la Mostra della Collezione Cavallini Sgarbi - Castello Estense
gennaio 29, 2018 - comune ferrara

Inaugura sabato 3 febbraio la Mostra della Collezione Cavallini Sgarbi - Castello Estense

LA COLLEZIONE CAVALLINI SGARBI DA NICCOLÒ DELL'ARCA A GAETANO PREVIATI. TESORI D'ARTE PER FERRARA

CASTELLO ESTENSE, FERRARA

3 FEBBRAIO - 3 GIUGNO 2018

Sabato 3 febbraio apre al pubblico nel #castelloestense di #ferrara la #mostra "La collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell'Arca a Gaetano Previati. Tesori d'arte per Ferrara."

L'esposizione è dedicata alla Collezione Cavallini Sgarbi, 130 opere tra dipinti e sculture, dall'inizio del Quattrocento alla metà del Novecento, raccolte in circa quaranta anni di collezionismo appassionato da Vittorio Sgarbi con la madre Caterina "Rina" Cavallini e con la presenza silenziosa di Giuseppe Sgarbi, e provenienti dalla Fondazione Cavallini Sgarbi.

Elisabetta Sgarbi, per il tramite della propria Fondazione, ha voluto che questa #mostra raccontasse, nel luogo più rappresentativo della città di #ferrara, non solo la storia di una straordinaria impresa culturale, ma anche quella di una famiglia ferrarese che all'arte ha dedicato tutte le proprie energie. 

La Collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell'Arca a Gaetano Previati. Tesori d'arte per Ferrara è una #mostra ideata e promossa dalla Fondazione Elisabetta Sgarbi – da tempo impegnata nella valorizzazione e nella promozione della cultura e dell'arte –in collaborazione con la Fondazione Cavallini Sgarbi, con il #comunediferrara e sotto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Emilia-Romagna. 

Dopo aver acquisito, a partire dal 1976, 2800 titoli delle 3500 fonti, trattati, guide e storie locali, databili dal 1503 al 1898, elencati da Julius von Schlosser nella sua Letteratura artistica, cuore di una biblioteca con oltre 200.000 volumi, Vittorio Sgarbi capisce "che collezionare quadri e sculture poteva essere più divertente che possedere il libro più raro". Quest'illuminazione scaturisce dall'incontro con Mario Lanfranchi, collezionista e maestro perfetto, il primo dei tanti da lui incontrati dopo aver abbandonato il dogma universitario che lo aveva indotto a "guardare le opere d'arte come beni spiritualmente universali, ma materialmente indisponibili". 

Così, dal 1984, incrociando il San Domenico di Niccolò dell'Arca, Sgarbi decide che non avrebbe "più acquistato ciò che era possibile trovare, di cui si poteva presumere l'esistenza, ma soltanto ciò di cui non si conosceva l'esistenza, per sua natura introvabile, anzi incercabile". Come lui stesso afferma "la caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le aspettative". Da collezionismo "rapsodico, originale, che ambisce a rapporti esclusivi con le opere come persone viventi", è sorta, incontro dopo incontro, una vera e propria sintesidell'arte italiana, tra #pittura e #scultura, dal XV secolo ai giorni nostri, che riflette la cultura ampia e multiforme del collezionista.  

 Dunque 130 opere della Collezione, tra dipinti e sculture, dall'inizio del Quattrocento al Novecento, popoleranno le stanze del Castello Estense 

La #mostra si apre con un capolavoro del Rinascimento italiano, il San Domenico in terracotta modellato nel 1474 da Niccolò dell'Arcae collocato in origine sopra la porta "della vestiaria" nel convento della chiesa di San Domenico a Bologna, dove tra il 1469 e il 1473 l'artista attese all'Arca del santo da cui deriva il suo pseudonimo. Immagine potente, intensa, di estremo vigore naturalistico, il busto rivela l'impareggiabile capacità del maestro pugliese di infondere la vita alle sue figure, così vere che paiono respirare. Il destino porterà Vittorio Sgarbi a incrociare un'altra opera di Niccolò dell'Arca, un'Aquila in terracotta che appare una prima idea per quella posta sul portale d'ingresso della facciata della chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna. Le due sculture di Niccolò apparvero in coincidenza con la scomparsa delle persone a lui più care: lo zio Bruno, nel 1984, la madre Rina, nel 2015. Seguono i notevoli capitelli con sibille eseguiti nel 1484 dal celebre scultore ticinese Domenico Gagini per la venerabile confraternita di Santa Maria dell'Annunziata di Palermo, le terrecotte di Matteo Civitali e Agostino de Fundulis, e una straordinaria raccolta di preziosi dipinti, perlopiù su tavola, eseguiti tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento: ai pittori nati o attivi a #ferraraAntonio Cicognara, Giovanni Battista Benvenuti detto l'Ortolano, Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo – si affiancano autori rari come Liberale da Verona, Jacopo da Valenza, Antonio da Crevalcore, Giovanni Agostino da Lodi, Nicola Filotesio detto Cola dell'Amatrice, Johannes Hispanus, Bernardino da Tossignano, Francesco Zaganelli, Bartolomeo di David, Lambert Sustris. 

Il focus sulla "scuola ferrarese" prosegue agli inizi del XVII secolo con i dipinti, di documentata provenienza, di Sebastiano Filippi detto il Bastianino, Gaspare Venturini, Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Camillo Ricci, Giuseppe Caletti e Carlo Bononi. Contestualmente si potranno ammirare riconosciuti capolavori della #pittura italiana del Seicento, tra i quali conviene citare almeno laCleopatra di Artemisia Gentileschi, la Maddalena assistita dagli angeli di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, il San Girolamo di Jusepe Ribera, la Vita umana di Guido Cagnacci e il Ritratto di Francesco Righetti di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Quest'ultimo #dipinto – "rientrato a casa" nel 2004 dopo essere stato esposto per anni al Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas – si pone al vertice di una straordinaria galleria di ritratti che compendia lo sviluppo del genere dall'inizio del Cinquecento alla fine dell'Ottocento, tra #pittura e #scultura, da Lorenzo Lotto a Francesco Hayez, con specialisti quali Bartolomeo Passerotti, Nicolas Régnier, Philippe de Champaigne, Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, Enrico Merengo, Ferdinand Voet, Giovanni Antonio Cybei, Pietro Labruzzi, Lorenzo Bartolini, Raimondo Trentanove e Vincenzo Vela. 

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare

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