Cookie Consent by Free Privacy Policy website Marco Gualazzini e Lorenzo Tugnoli dell'Agenzia Contrasto finalisti al World Press Photo
febbraio 20, 2019 - contrasto Progetti per la fotografia

Marco Gualazzini e Lorenzo Tugnoli dell'Agenzia Contrasto finalisti al World Press Photo

Annunciati oggi i vincitori del più prestigioso premio di fotogiornalismo internazionale, il #worldpressphoto. #marcogualazzini, collaboratore dell'Agenzia #Contrasto, è tra i cinque finalisti per La #foto dell'anno con una immagine che fa parte del reportageLa crisi del lago Ciad.

Bambini orfani, prevalentemente rifugiati nigeriani, vivono in gruppo all'interno delle scuole coraniche; durante il giorno mendicano per le strade e sono chiamati Almajiri. Questi bambini vivono nel bacino del lago Ciad e crescono in una costante situazione di guerra; la loro unica realtà è costituita dalle armi e dai morti che disegnano sui muri della città. Almajiri deriva dall'arabo "Al-Muhajirun" e può essere tradotto con "una persona che lascia la propria casa, alla ricerca della conoscenza islamica".

Gualazzini è finalista anche nella nuova sezione introdotta nella corrente edizione del premio, La storia dell'anno con il suo reportage dal Ciad e per la sezione Environment, Storie. Il reportage documenta la crisi umanitaria in corso nel bacino del lago Ciad. Oltre due milioni di rifugiati e cinque milioni di persone sono minacciati dall'insicurezza alimentare: 50.000 bambini soffrono di malnutrizione acuta. Vi sono due fattori ritenuti i principali responsabili per quello che il New Yorker ha definito "il disastro umanitario più complesso del mondo". Innanzitutto, bisogna considerare la desertificazione del lago, che negli ultimi cinquanta anni ha perso il 90% della sua superficie e, in secondo luogo, il terrorismo di Boko Haram, che ha trasformato il lago nell'ultima frontiera della jihad in Africa. Il servizio mostra la realtà vissuta dalla popolazione delle isole e lungo le sponde del lago, dove le sabbie del deserto hanno preso il posto dell'acqua. Descrive altresì l'ospedale di Bol, l'unico nella regione, dove tre dottori cercano di controllare la crisi umanitaria, nonostante la mancanza di fondi e risorse.

Il reportage di Gualazzini si focalizza anche sulla vita nei campi profughi, dove migliaia di persone si aggrappano alla vita, senza avere nulla. Inoltre, si spinge più in profondità, raccontando la storia del gruppo terroristico Boko Haram, attraverso l'incontro con ex membri e, in particolare, con Halima Adama, una kamikaze che èsopravvissuta all'attacco suicida da lei stessa compiuto. Questa giovane donna, che ora ha 20 anni, è stata costretta a compiere una missione suicida all'età di 18 anni. Non è morta nell'esplosione, ma ha perso entrambe le gambe ed è tornata ora a vivere con la sua famiglia nel villaggio di Gomirom Domouli. Le immagini del reportage finalista sono pubblicate nel libro appena uscito per la casa editrice #Contrasto, Resilient, che presenta i lavori di Gualazzini realizzati in Africa dal 2009 al 2018, con testi di Domenico Quirico e Gianluigi Colin. Una selezione delle fotografie del Ciad, compresa l'immagine in lizza per la #foto dell'anno, è esposta nell'ambito della mostra in corso fino al 24 marzo, presso Forma Meravigli a Milano.

 


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