Cookie Consent by Free Privacy Policy website Asterix e l'iris bianco
novembre 10, 2023 - panini comics

Asterix e l'iris bianco

I CREATORI

Siamo nel 1959 d.C. Lo sceneggiatore René Goscinny e il disegnatore Albert Uderzo sono sotto pressione. Devono creare una serie a fumetti originale ispirata alla cultura francese per il primo numero della rivista Pilote in uscita di lì a poche settimane. Chiusi nell’appartamento di Albert Uderzo, i due autori si scervellano per trovare un’idea in uno scambio di battute che è ormai diventato leggendario:

“Ricordami i periodi salienti della storia di Francia” dice René.

“Per cominciare, c’è l’era preistorica” risponde esitante Albert.

“No, già usata” ribatte l’amico.

“Che ne dici allora della Gallia e dei Galli?” René afferra la palla al balzo e i lampi di genio si susseguono senza sosta.

 “In due ore era tutto fatto, deciso...” racconterà in seguito.

 È così che Le avventure di Asterix il Gallico debuttano il 29 ottobre 1959 nel primo numero di Pilote. Presto, tutta la Gallia è occupata dai Romani, dalla pozione magica, dai giochi di parole e da sibilline citazioni in latino. Tutta? Sì, tutta. All’insegna di indimenticabili momenti d’avventura e divertimento.

GLI AUTORI DEL 40° ALBO

FABCARO

Autore prolifico di fumetti e di romanzi, Fabrice Caro alias Fabcaro ha debuttato nel 1996. Tra le sue opere, possiamo ricordare Le Steak haché de Damoclès (2005), La Bredoute (2007), On est pas là pour réussir (2012). Il successo arriva nel 2015 con l’albo Zaï zaï zaï zaï che ottiene il Prix Landerneau BD “Coup de coeur”, il Prix Ouest France Quai des Bulles 2015, oltre a numerosi altri riconoscimenti. L’albo è stato adattato in un film nel 2020 da François Desagnat. Nel 2016, Fabcaro scrive la sceneggiatura delle nuove avventure di GaiLuron, disegnate da Pixel Vengeur (Fluide Glacial). Nel 2018 esce un’altra opera notevole, capace di fondere umorismo assurdo e satira sociale: Moins qu’hier (plus que demain). Il suo romanzo Le Discours (2018) è stato adattato per il cinema da Laurent Tirard nel 2020. Nel 2021, ha pubblicato Guacamole vaudou, un fotoromanzo umoristico che ha per protagonista il comico Eric Judor.

DIDIER CONRAD

 Didier Conrad è nato nel 1959 come Asterix. Il suo primo fumetto, Jason, viene pubblicato nel 1978. In seguito, Conrad si dedica all’animazione della parte superiore delle pagine della rivista Spirou insieme all’autore Yann, con il quale idea anche la serie leggendaria Les Innommables. Seguiranno numerose creazioni traboccanti di umorismo, come Bob Marone (1980), L’Avatar (1984), Le piège malais e Donito (dal 1991 al 1996) con Wilbur. Nel 1996, Didier Conrad si trasferisce a Los Angeles per lavorare allo sviluppo visivo e allo storyboard del lungometraggio d’animazione La strada per Eldorado (uscito nelle sale nel 2000), prodotto dalla DreamWorks. Due anni dopo, torna al fumetto con il seguito degli Innommables e prosegue la collaborazione con Wilbur per Tigresse Blanche (2005-2010), la serie RAJ (2007-2010) e Marsu Kids (2011-2012). Disegna le avventure dei Galli dall’albo Asterix e i Pitti (2013).

COME RICORDERETE...

All’inizio dell’anno, un vento di cambiamento sembrava soffiare tra gli Irriducibili Galli. Gli abitanti del villaggio, apparentemente in gran forma e armati di buoni propositi, impedivano ai nostri amici Asterix e Obelix di gustare in pace il loro cinghiale arrosto, a suon di proverbi e citazioni sibilline...

Qualche mese dopo, con l’arrivo della primavera, l’annuncio del titolo era accompagnato da una nuova illustrazione che raffigurava Abraracourcix col muso lungo e forniva un indizio: i nostri amici Galli sembravano turbati dagli effetti di una corrente di pensiero giunta da Roma, l’Iris bianco.

L’IRIS BIANCO, UN SIMBOLO DEL PENSIERO POSITIVO

Fabcaro ci spiega il titolo dell’albo: “Cercavo un titolo che fosse nello spirito di Goscinny e Uderzo, i quali ricorrevano spesso a un oggetto fisico o un personaggio per riassumere il soggetto dell’albo (il paiolo, l’indovino, il grande fossato, lo scudo degli Arverni, il falcetto d’oro...). In questo caso, l’iris simboleggia la fioritura e la benevolenza. Iris bianco è il nome di una nuova scuola di pensiero positivo arrivata da Roma, che comincia a diffondersi nelle grandi città, giungendo fino a Lutezia. Le truppe romane sono demotivate e Cesare decide che tale metodo può sortire un effetto benefico, specie sugli accampamenti dislocati intorno al celebre villaggio gallico. Ma i precetti della scuola esercitano la loro influenza anche sugli abitanti del villaggio che ne incrociano il cammino... A metterla a punto è stato il personaggio principale della copertina, il medico degli eserciti di Cesare, il ‘cattivo’ di questa avventura che, non a caso, sfoggia un iris bianco.”

Didier Conrad ci spiega la copertina: “Ho voluto mettere in risalto il nuovo personaggio principale, al centro e in primo piano. L’ho rappresentato schiena contro schiena con Asterix che gli rivolge uno sguardo beffardo, come a dire che non è tipo da farsi raggirare. Sullo sfondo, ho illustrato la diversa reazione che il metodo dell’Iris bianco ha suscitato nei personaggi del villaggio: da una parte ci sono quelli che se ne sono lasciati sedurre, dall’altra coloro che hanno espresso diffidenza e spirito critico”.

L’iris bianco: un fiore molto particolare di Laurence Gossart, docente di Belle Arti presso l’Université Paris I Panthéon-Sorbonne

 Qual è la storia dell’iris?

Apparso nel Cretaceo, ovvero 80 milioni di anni fa, l’iris è un fiorellino che la storia ha caricato di grande valore. Presso gli antichi Egizi, per esempio, era associato soprattutto a Horus, il dio dell’alba e del tramonto. Ma Iris era anche una divinità greca, benevola messaggera degli dei, la preferita di Era poiché recava spesso buone notizie. In greco, Iris è l’arcobaleno, che la dea percorreva quando doveva raggiungere la Terra. Di qui il nome, che riflette l’estensione cromatica del fiore. Esistono numerose varietà: d’acqua, pallida, sibirica, germanica e la sua sottospecie, florentina. Quest’ultimo tipo, di colore bianco, sembrerebbe essere quello più diffuso nell’antichità, in tutto il bacino del Mediterraneo, conosciuto prima presso i Greci e poi presso i Romani.

In che modo questi popoli l’hanno usato e qual è il suo significato?

Autentica pianta magica, l’iris possiede numerose proprietà benefiche e diversi significati simbolici. Appartiene alla categoria di piante più ricercate per gli usi terapeutici nell’ambito dei rimedi naturali. In Grecia, il fiore ornava le tombe in omaggio alla dea Iris, tra i cui compiti c’era quello di tagliare i capelli delle donne defunte prima di guidarle verso la loro ultima dimora. I Romani, invece, vedevano nella rappresentazione dei petali il simbolo della saggezza, della fedeltà e del coraggio. Dea, donna e fiore, Iris è altresì l’incarnazione poetica della donna amata. Sinonimo di coraggio e di fedeltà, accresce la saggezza e la conoscenza.