Un orto galleggiante; un metodo per conservare i cibi anche nel cuore della savana; il recupero di un’eccedenza di mercato: sono solo alcune delle idee presentate a Expo #milano 2015 per un’agricoltura più sostenibile. Lo spazio della “Società civile” di cascinatriulza ha ospitato i finalisti del concorso “Idee Innovative e Tecnologie per l’agribusiness”, promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, l’Unido, in collaborazione con Centro Nazionale Ricerche italiano (CNR). Tanti i progetti, 150 da tutto il mondo, e cinque i vincitori, di cui tre italiani.
A premiarli il Dott.Giuseppe Sala, Commissario Unico delegato del governo di EXPO, la Dott.ssa Diana Battaggia, direttore UNIDO ITPO Italy, il Dott. Francesco Loreto, direttore Dipartimento Scienze Bio Agroalimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Dott. Gennaro Monacelli, capo Innovazione CNH Industrial, il dott. Cristiano Maggipinto, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il dott. Gianfranco Dentella, responsabile nazionale Sviluppo AZIMUT.
Jellyfish barge: la zattera per coltivare sull’acqua viene da Firenze e a settembre approderà a Milano
Una serra modulare galleggiante che consente di produrre vegetali senza gravare sulle risorse esistenti: non ha bisogno di acqua diversa da quella su cui si trova, né di terra o energia elettrica. “Jellyfish barge ha un sistema di dissalazione in grado di produrre fino a 150 litri al giorni di acqua pulita da acqua salata, salmastra o inquinata. Poi a bordo ospita colture idroponiche, che garantiscono un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali”, spiega Camilla Pandolfi. Lei è tra i soci fondatori di Pnat, start-up spin-off dell’Università di Firenze che sviluppa il progetto. L’energia necessaria a mantenere la zattera deriva da pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità, mentre i materiali di cui Jellyfish barge si compone tendono ad essere a basso costo.
“Il nostro progetto nasce dall’esigenza di coltivare nei Paesi con mancanza di terre arabili e acqua dolce”, continua Pandolfi. “Jellyfish barge è pensata per le esigenze di singole famiglie ma anche, in più unità, di piccole comunità”.
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