Cookie Consent by Free Privacy Policy website Si conclude oggi la 27° edizione di Festivaletteratura di Mantova
settembre 11, 2023 - Festivaletteratura

Si conclude oggi la 27° edizione di Festivaletteratura di Mantova

Un #festival che parla soprattutto ai e con i giovani, sempre forte di un programma di qualità, trasversale e con una vocazione sperimentale.  

Raggiunte le 65.000 presenze negli incontri organizzati nei cinque giorni.

Già oggi #Festivaletteratura guarda al futuro e all’edizione 2024 dal 4 all’8 settembre!

 

Dopo cinque giorni ricchi di incontri, spettacoli, concerti e percorsi animati, si conclude oggi la ventisettesima edizione di Festivaletteratura, che – per cercare di trovare le parole necessarie a leggere e raccontare il nostro tempo – non solo ha invaso le strade e le piazze di #Mantova, ma si è spinta fuori dai suoi luoghi più “tradizionali”, coinvolgendo ad esempio la Scuola Pomponazzo e il quartiere Lunetta, e anche oltre i confini cittadini, raggiungendo L’Ossario di Solferino e L’osservatorio Astronomico di Gorgo (San Benedetto Po).

L’edizione 2023 – rispondendo come sempre alla poliedricità degli interessi del pubblico e continuando a percorrere la via della qualità – conferma la vocazione sperimentale: da sempre luogo fisico di incontro tra autori e lettori, negli ultimi anni #Festivaletteratura ha raddoppiato gli sforzi per sperimentare nuove forme di interazione e partecipazione del pubblico, diventando un laboratorio di ricerca e di produzione culturale per far sì che le parole restino e continuino a raccontare.

Molti sono gli esempi di come il #festival si impegni sempre più nella produzione originale delle sue proposte, non limitandosi alla compilazione di un programma fatto di nomi ma offrendo contenuti, format e autentiche esperienze nate dal confronto con gli autori. Basti pensare all’escape room Ludmilla, realizzata in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino e ispirata a Se una notte d’inverno un viaggiatore – il romanzo di Calvino che più di ogni altro gioca con i meccanismi della creazione narrativa e l‘esperienza della lettura; il progetto Ekphrasis, in cui nove poeti si sono confrontati con gli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te e le opere di street art del quartiere Lunetta; il dibattito Oxford Style, in cui quattro relatori, divisi in due squadre, hanno esposto i loro argomenti pro e contro la necessità di fare affidamento sull’energia nucleare.

E ancora i Words Match, i confronti tra le parole trovate da lettrici e lettori under 20 nei romanzi, nelle poesie, nei graphic novel, nei film, nelle canzoni per parlare di grandi temi che li appassionano; la seconda edizione del Reading Slam, la competizione di consigli di lettura con quattro scrittori in gioco e un #libro vincitore, decretato dal voto del pubblico presente sugli spalti; i djset della rassegna VOLUME!, che hanno tinto di blu Piazza Leon Battista Alberti, mettendo alla console e musiche che risuonano tra le pagine di certi romanzi.

Un’edizione che si è rinnovata anche grazie all’ascolto dei giovani: consigli, proposte, iniziative, sono state raccolte, valutate e accolte durante gli Stati Generali del #festival per renderlo sempre nuovo senza mai tradire la sua natura. Un’edizione che è stata raccontata anche su TikTok e Instagram da alcuni dei più influenti creator presenti a #Mantova in questi giorni. Il diario appassionato delle giornate del #festival e dei suoi protagonisti sui social ha raggiunto oltre un milione e mezzo di visualizzazioni, sottolineando anche l'importanza dell'attività digitale della manifestazione.

A fronte di un programma con oltre 320 eventi e 350 autori e autrici italiani e internazionali, la partecipazione al #festival è andata ben oltre le aspettative, registrando 46.000 presenze negli eventi a pagamento e 19.000 agli incontri a ingresso libero organizzati nelle 5 giornate. Il dato rappresenta un aumento del 16% rispetto all'edizione 2022.

I video degli eventi trasmessi in streaming – gli eventi di piazza Castello, con grandi protagonisti della letteratura italiana e internazionale, e la spumeggiante serie degli accenti dalla Tenda Sordello, con pillole letterarie, microlezioni e varie amenità nel formato tascabile della mezz’ora – resteranno disponibili on demand sul canale YouTube di Festivaletteratura.  

Anche quest'anno Festivaletteratura ha chiesto a un autore presente a #Mantova un commento a caldo sulla ventisettesima edizione che si sta per chiudere. La scrittrice, drammaturga e traduttrice Elvira Mujčić ha ripercorso il giro del mondo proposto in queste giornate Mantovane, tratteggiando lo spirito e le emozioni che caratterizzano le innumerevoli iniziative di #Festivaletteratura.


Visto da qui ogni luogo è vicino di Elvira Mujčić

 “L'immancabile sciopero dei treni dei primi giorni di settembre rende il viaggio elettrico ma non riesce a sabotare il mio approdo a #Mantova. Per la prima volta arrivo di mercoledì, il giorno dell'inaugurazione del #Festivaletteratura, e mi emoziono nell'atmosfera galvanizzante degli inizi. Il crepuscolo serpeggia per le strade mentre mi affretto a raggiungere la Basilica di Santa Barbara, superando gruppetti di persone che si dirigono verso il luogo dell’incontro. Una volta varcata la soglia della chiesa, vedo Mircea Cărtărescu con il suo traduttore Bruno Mazzoni seduti al tavolo sistemato sotto l’altare e illuminati da una luce bianca e forte. Probabilmente non esiste una cornice migliore per la conversazione messianica che ci attende, perché per Cărtărescu la scrittura è una questione di fede, ma anche di magia, di rivelazione e immaginazione sconfinate, di meraviglia infantile e poetica. Non ci sono confini tra poesia e prosa, non ce ne sono nemmeno tra sogno e realtà, i mondi si moltiplicano, proliferano, sono porte che si aprono all’infinito, senza finire mai di scoprire, di andare, di varcare soglie. Siamo semmai noi che abbiamo bisogno di definire, classificare, ridurre tutto a un discorso, a una razionalizzazione, sempre pronti a tenere lontano l’ignoto e la paura che ci provoca, invece di goderci l’emozione straniante delle visioni.

I giorni del #Festivaletteratura sono costellati di porte che aprono a suggestioni, visioni e impressioni. Qui ci si immerge in un flusso continuo di pensieri, immagini, voci, idee, ritmi, intuizioni che si moltiplicano generando e rimandando ad altre in una germinazione incontrollabile che toglie il fiato. Ci si incontra, sempre di corsa, perché ciascuno sta inseguendo una sua passione, una sua curiosità, assettati di scoprire un nuovo tassello o un diverso giro di volta, in bilico tra il desiderio di riconoscersi e quello di spaesarsi.

Forse al #Festivaletteratura si è tutti un po’ più simili al viandante che Galimberti porta sul palco delinenadone l’etica con parole nette che sprigionano la concreta necessità di abbandonare le nostre solide e miopi certezze, i nostri tempi e i nostri modi disumani e provare ad assumere il passo di un viandante, qualcuno che non ha una meta, non ha nemmeno un percorso ma lo deve inventare, lo deve sperimentare. È un’etica della meraviglia, come se questo tempo che stiamo vivendo ci avesse spogliato della bellezza e allora noi tornassimo qui, a #Mantova, a interrogarci se è possibile e da dove si può partire per infondere stupore alle nostre vite. Siamo il tempo, siamo i giorni, le ore che viviamo, ma siamo anche le scelte che facciamo in quel tempo. Tuttavia, su quelle scelte non riflettiamo abbastanza, non ci chiediamo con sufficiente serietà dov’è il nostro posto, fino a che punto possiamo sentirci al di sopra e al di fuori di quello che ci circonda. Parliamo di natura come se non fossimo noi stessi un fenomeno naturale. Dalle piazze, dalle chiese, dai teatri risuonano e si inseguono le parole limite, movimento, fragilità, paura, bosco, pianeta, poesia. Dovunque ci voltiamo, intuiamo un confine. Confini fisici, psichici, ambientali, di genere, geografici.

Si può sconfinare, è concesso andare ma soprattutto è possibile tornare, ci domandiamo con Gazmend Kapplani. Noi che abbiamo abbandonato le nostre rispettive terre, la Bosnia e l’Albania, noi che abbiamo ibridato le nostre lingue fino ad amalgamare mondi e suoni che non si erano mai parlati così da vicino. Mi viene in mente che i ritorni ci risultano invitanti perché sono un limite contro il quale ci scontriamo. Li corteggiamo, li immaginiamo, infine però ne intuiamo l'impossibilità. Non è soltanto un luogo quello dove vogliamo tornare, ma è un tempo e quel tempo è irrimediabilmente passato, non lo si può più ricreare. O forse sì, forse lo scrivere è proprio un tentativo di salvare il tempo perduto. Ecco allora che proviamo a immaginarci dove si rifugiano le lingue nelle quali siamo nati, se nei suoi sedimenti il linguaggio conserva le memorie di quel che siamo stati o che lingua parla lo straniero che ci portiamo dentro quando ci appare nei sogni.

Quest’anno il #Festivaletteratura ridisegna una sua particolare geografia, mondi lontani salgono sul palco e nella luce di fine estate mi sembra che l'altrove non sia mai stato così a portata di mano. L’America Latina, l’Africa, l'Asia, ma soprattutto l’Europa dell’Est che quest’anno bussa in maniera incessante alle porte dell’Occidente per dire che siamo tutti coinvolti allo stesso modo.

In un vorticoso giro del mondo in cinque giorni scopriamo che in fondo il confine è un luogo bellissimo perché è nella terra di confine che ci incontriamo noi, tutti uomini e donne di frontiera. E che visto da qui ogni luogo è vicino.”

 

Arrivederci alla prossima edizione!